Oltre le apparenze, la deregolamentazione (liberalizzazione dicono per renderla vendibile) del trasporto pubblico non di linea è stata avviata con la manovra Monti. Non vederla sarebbe da ingenui. Non siamo di fronte ad una liberalizzazione radicale come previsto nella versione originaria della bozza di manovra. Più tatticamente, il Governo ha avviato un processo che è facile pensare si svilupperà su due momenti: 1) quello attuale dove viene strutturato il contenitore formale che consente ai grossi gruppi di entrare nel settore; 2) uno modulare, dove si lascia al "mercato" la possibilità di riempirlo, ma laddove non ce la faccia da sè, saranno sempre possibili nuovi interventi di maggior deregolamentazione. L'importante, per il Governo, è buttare giù il muro rappresentato dai cardini della legge quadro 21/1992, che ha consentito di rendere il servizio taxi italiano, come comprovato dalle più recenti indagini a riguardo (Ubs 2009, Fia 2011), tra i migliori d'Europa per qualità, efficienza, economicità, democraticità dell'organizzazione lavorativa (il settore è difatti tra i pochi, o l'unico in Italia, che in sostanza sia ad “azionariato” dei lavoratori), impedendo ai grossi interessi finanziari la possibilità di entrarvi e controllarlo.
Cosí, per cominciare, l'art. 34 della manovra scardina alcuni pilastri della normativa del trasporto pubblico non di linea: elimina il principio di territorialità (sarà l'anarchia a cui seguirà un generale abbassamento della qualità del servizio e con particolari effetti negativi per l'utenza delle zone periferiche); consente a qualsiasi forma giuridica la possibilità di entrare nel settore (in potenza ed in prospettiva, anche società di capitali); apre forti dubbi in materia di tariffazione minima; apre forti dubbi circa una liberalizzazione delle autorizzazioni n.c.c., imputando un ruolo di filtro all'Authority sulla concorrenza e sottoponendo il settore ad un grado d'incertezza non tollerabile per nessuna attività d'impresa.
Oltre ogni dubbio, la manovra esclude dalla deregolamentazione i servizi finanziari e quelli di comunicazione, e le libere professioni (già colpite dalla manovra del precedente Governo); allo stesso modo, non esclude peró il trasporto pubblico non di linea.
Si pone un problema più ampio di coordinamento complessivo tra le due manovre (l'attuale e l'ultima del precedente Governo) che dovrà essere risolto, molto probabilmente, in sede di conversione del decreto.
In sostanza, hanno appiccato il fuoco alla casa e sarebbe da sciocchi dire: "Tranquilli, prende fuoco il primo piano; noi siamo al secondo!".
Alla luce di ciò, è bene non sottovalutare la gravità del processo messo in atto. Il clima politico e sociale impone un altissimo livello di guardia da parte di tutti i lavoratori del settore e delle loro organizzazioni rappresentative, attraverso il ricorso ad ogni democratica forma di manifestazione del dissenso finchè non sarà ottenuto il ripristino totale delle regole vigenti sin ora nel settore del trasporto pubblico non di linea (taxi ed n.c.c.).
O spengiamo subito il fuoco appiccato dai banchieri o andrà a fuoco tutto il settore!
Claudio Giudici
Presidente Uritaxi Toscana