Sotto il titolo-maschera di “Progetto delle imprese dell'Italia”, Confindustria, Abi (le banche) ed Ania (le assicurazioni) stanno continuando a capeggiare un movimento che di manifesto in manifesto mira ad importare definitivamente in Italia quel disegno che metterebbe l'economia italiana e la nostra democrazia sotto il controllo di una ristretta élite che da anni contribuisce ad impoverire l'intera società italiana, assecondando quei distruttivi processi che vanno registrandosi in modo anche più radicale fuori dai nostri confini.
A questo manifesto aderiscono anche l'Alleanza delle cooperative italiane e, attraverso il blocco di Rete Imprese Italia, Casartigiani, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti, lanciano un manifesto che propone: riduzione della spesa pubblica e riforma delle pensioni, riforma fiscale, cessioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni ed infrastrutture ed energia (quest'ultimo punto dovrebbe essere il primo perchè elemento di base per ogni sana economia!).
Per quanto ci riguarda più nello specifico, ossia le liberalizzazioni, la proposta truffa lanciata da questo manifesto è quella dell'istituzione di un'Autorità indipendente dei Trasporti. La proposta è tanto strumentale ed incoerente con la complessiva visione d'insieme, da lasciare interdetti.
Infatti, da un lato si richiede la riduzione dei costi della politica, ma dall'altro si chiede la nascita dell'ennesima Autorità “indipendente” che costerebbe qualche milione di euro ai contribuenti (si pensi all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che solo per i 5 membri del collegio direttivo ci costa oltre 2 milioni di euro). Ma la proposta è incoerente anche dal non secondario punto di vista del crisma democratico che istituti di tal genere hanno.
Da più pulpiti, anche le rappresentanze aderenti a questo manifesto, hanno denunciato l'assenza in Italia di una legge elettorale “democratica” per il Parlamento, dove dei poco democratici nominati sostituirebbero dei ben più democratici eletti: da qui, anche secondo loro, la necessità del ritorno alle preferenze. Poi però, quando si tratta di scelte sostanziali per il governo dell'economia, pensano bene di ricorrere ad una Autorità “indipendente”: indipendente dal corpo elettorale ma non certo da quei ristretti interessi che, finchè il voto sarà di uno per testa e non in base al censo (!), possono avere molta più capacità di pressione su organismi tecnici piuttosto che su organismi politici!
Insomma, questa trappola dell'Autorità “indipendente” dei Trasporti non è altro che il solito modo per consentire di trasferire il controllo di questo settore economico da forze politiche democraticamente elette a tecnocrati ubbidienti a noti interessi finanziari.
Claudio Giudici
Direzione nazionale Uritaxi
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