In seguito all'annuncio del Comune di Roma di riaggiornare le tariffe fisse dall'aeroporto di Fiumicino al centro romano, è scesa in campo l'associazione delle flotte aeree in Italia, la quale è venuta a denunciare che “non si fa gioco di squadra”.
Secondo quest'ultima, l'aumento del costo del taxi a Roma, scoraggerebbe i turisti a prendere l'aereo. Una posizione questa – almeno per gli esperti del settore – talmente improbabile che non può non far pensare che dietro vi sia ben altro. Infatti, è risaputo e confermato da ogni studio – Banca d'Italia compresa – che la domanda di servizio taxi è una domanda non elastica. Ciò vuol dire che una variazione realistica del costo del taxi è sostanzialmente non incidente sulla quantità di domanda di servizio. Se per esempio una corsa in taxi dall'aeroporto di Firenze al centro, da 20 euro andasse a costare anche un inverosimile 30% in meno, ciò non rappresenterebbe un incentivo per l'utente, poiché la differenza di prezzo con il mezzo alternativo (il bus) resterebbe ugualmente abissale (5 euro).
Ciò è confermato anche dalla recente esperienza del Comune di Torino, la quale puntava ad aumentare la domanda di servizio imponendo corse da 5 euro all'interno della ztl ambientale. Essa è di fatto fallita in quanto anche in presenza di un costo così basso, non vi è stata una sensibile crescita della clientela.
La presa di posizione delle flotte aeree è tanto più pretestuosa se si considera la crescita, fino a pochi anni fa impensabile, dei trasferimenti attraverso auto private da e per gli aeroporti, il cui prezzo è anche tre volte superiore rispetto al servizio pubblico del taxi. Contro di ciò, però, nonostante le ripetute denunce del settore taxi, mai una presa di posizione (!).
Tutto ciò va osservato alla luce di quel processo di despecializzazione tipico di questa fase finale dell'attuale modello economico. Così come le grandi catene commerciali alimentari necessitano di nuovi settori per superare la saturazione delle proprie capacità profittuali (ecco allora l'apertura al mercato dei quotidiani, delle medicine, della telefonia, dei combustibili, ecc.), altrettanto le grandi compagnie aeree necessitano di vedersi aprire il settore del trasporto taxi, dopo aver ottenuto quello dei bus shuttle. La necessità di accrescere gli utili, d'altronde, vede alcune compagnie aeree low cost studiare sistemi di volo in piedi (!), di modo da guadagnare nuovi posti di viaggio sui loro mezzi.
Pretesto per pretesto, ecco ripartire la campagna mediatica a livello nazionale contro l'unico settore che in Italia continua a resistere contro l'oligarchica deriva liberista delle liberalizzazioni-privatizzazioni. Il sistema della piccola impresa che domina nel settore taxi, la quale è riuscita a fare sistema grazie al modello delle cooperative, è l'unico esempio a livello nazionale di quell'azionariato dei lavoratori di cui poco tempo fa parlò anche il Ministro dell'economia Giulio Tremonti. Un modello questo, che se facesse scuola, rappresenterebbe un vero e proprio pericolo per il capitalismo dei mega accentramenti proprietari creatosi sotto il sistema della globalizzazione finanziaria.
Così, ecco spuntare analisi e raffronti di una incompetenza e stupidità tali, che una farsa shakespeariana non avrebbe saputo ricostruire meglio.
La campagna mediatica lanciata si è concentrata sull'insensato paragone tra il costo di una tratta aerea ed il costo di una corsa in taxi. Si capirà bene che un raffronto di questo genere, per quanto d'impatto, sarebbe come raffrontare un chilo di carne rossa (sui 13 euro) ed un chilo di insalata (intorno a 1,5 euro).
Volendo cercare di comprendere la ragione principale della non raffrontabile differenza di costo tra una corsa in taxi ed un volo aereo – ma dovrebbe essere più che evidente! – , è il più alto tasso tecnologico presente nel mezzo di trasporto aereo a renderlo complessivamente più economico rispetto all'oramai vetusto mezzo di locomozione, chiamato auto.
Nello specifico dei paragoni fatti tra città e città in merito al transfer dall'aeroporto verso il centro cittadino, vanno rilevati alcuni aspetti determinanti. Si pensi al raffronto tra il transfer dell'aeroporto di Firenze con quello di Milano. Il numero di passeggeri che sbarcano a Firenze (1,7 milioni contro 17 milioni di Malpensa), per esempio, fa sì che l'attesa del taxi all'aeroporto sia come minimo di un'ora, con punte anche di due ore a seconda della fascia oraria, per un rientro al centro città che può durare ulteriori 45 minuti, per una corsa da 20 euro (dunque questa cifra remunera circa un'ora e 30 minuti di lavoro, nella migliore delle ipotesi).
Altrettanto il prezzo della corsa non risponde mai al solo chilometraggio della corsa, ma al costo complessivo del servizio che deve essere economicamente sostenibile. Esso dunque comprende il fattore tempo, il costo del mezzo e tutti gli annessi, il costo del lavoro, il costo dell'infrastruttura radio e del relativo personale, il rischio d'impresa, il costo fiscale. Il prezzo finale pagato dall'utente per la tratta chilometrica effettuata sarà commisurato su tutte queste voci.
Il costo di erogazione del bene o servizio sarà tanto più spalmabile – ma ciò senza un'infrastruttura stradale efficiente non è possibile – , quanto più riuscirà a diffondersi l'output aziendale. A titolo di esempio si pensi ai primi cellulari (o ai primi navigatori) dei primi anni '90, che costavano milioni di lire, fino a che il loro diffondersi li ha resi un bene di consumo di massa.
Che i tariffari taxi dei transfer dagli aeroporti italiani – così tanto reclamizzati in questi giorni – non siano campati in aria, ma commisurati ad un'effettiva sostenibilità economica dell'attività coinvolta, ce lo referenzia il recente studio di comparazione tra i vari paesi del mondo, dell'istituto creditizio Ubs (A comparison of purchasing power around the globe - 2009 edition – Prices and Earnings), che rileva come i taxi italiani siano tra i meno cari d'Europa, seguiti da paesi notoriamente più economici come le ex repubbliche comuniste, la Spagna, il Portogallo e la Grecia.
Diversamente, sempre da rilevazione Ubs, i costi di gestione che l'impresa taxi italiana si trova a sostenere sono tra i più esosi d'Europa.
Così, milioni di persone sono state ancora una volta disinformate ...
Claudio Giudici
Uritaxi Toscana
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