
Egrr. Consiglieri Fittante e Pugliese,
nonostante la mozione sul servizio taxi che riproponete, con una evanescente integrazione, si caratterizzi per un approccio evidentemente ideologizzato ed astioso nei confronti dei lavoratori che mi trovo a rappresentare, voglio provare comunque a sottoporvi alcune riflessioni in merito alle questioni che ponete.
Il primo aspetto che mi pare evidente è lo spirito che pervade tutta la mozione: il servizio taxi fiorentino non funziona. Si prevedono infatti: un aumento del numero delle licenze nei prossimi 5 anni, istituti di monitoraggio, aumenti del numero delle ore di servizio per parte della flotta, conversioni tecnologiche delle vetture, inasprimento delle sanzioni per violazioni regolamentari.
La mozione poggia in modo evidente su basi che non tengono conto della situazione reale del settore, sia dal lato del lavoratore che da quello dell'utente. Essa infatti parla di “continue disfunzioni del servizio, verificatesi in molteplici situazioni e sempre più oggetto di segnalazioni di protesta da parte dei cittadini (attese di circa 30 minuti in alcuni punti chiave come la Stazione ferroviaria e l’Aeroporto e nei grandi eventi e manifestazioni fieristiche) [!!!!] e considerando "la quasi" impossibilità di reperire un taxi in un tempo accettabile durante le giornate di pioggia e nelle prime ore della mattina e della notte [!!!]”. Se per il passato, ed in ogni caso per eccezionali e particolari situazioni, ciò poteva avere una qualche attinenza con la verità, oggi ricostruire la condizione del servizio taxi in questi termini è quanto di più lontano dalla realtà e frutto di un evidente approccio ideologico al settore.
Il testo della mozione fa riferimento in modo sintetico ad alcuni dati relativi al tasso di presenza taxi per abitante, ma non tiene conto della specificità fiorentina: ogni taxi ha un turno di servizio di 12 ore (a Roma per esempio ne ha 8), più altre 12 ore di “flessibilità” che entrano in funzione durante le fasi di esplosione del lavoro. E' purtroppo vero, che nell'ultimo biennio l'entrata in funzione delle 12 ore di “flessibilità” è stata un caso più unico che raro. L'entrata in stato di disuso del taxi multiplo – che ha come sua precondizione funzionale l'accumulo di utenza, per esempio, alla stazione (cosa che di fatto non si verifica più, se non per pochissimi minuti) – è una conferma indiretta del venir meno della possibilità di sfruttare la “flessibilità”.
Ed è proprio per questa ampiezza del turno di lavoro che a Firenze ha potuto diffondersi l'impresa familiare (uso del taxi da parte di 2 o più soggetti), facendo crescere il tasso reale di densità dei taxi per abitante a livelli prossimi a quelli di Roma (ma superiori in rapporto alla superficie cittadina ed al flusso turistico triplo di Roma) e superiori rispetto a Bologna e Torino.
Ed infatti, la situazione odierna reale in merito alla qualità del servizio taxi fiorentino è la seguente: le chiamate vengono evase nell'80% dei casi entro i 3 minuti; nel 92% dei casi entro i 5 minuti (dati annuali 2009 – Ufficio studi Uritaxi); tempo medio tra attesa (per il lavoratore e non per l'utente … ) e conclusione del servizio aeroportuale: 100 minuti (1- i 20 euro di tariffa fissa dovrebbero dare convenienza economica a tale intervallo di tempo; 2 – se il transfer per l'aeroporto con Ataf costa per 4 persone 20 euro, come si può considerare esoso a 20 euro il transfer in taxi?); posteggio taxi della stazione centrale costantemente colmo di vetture.
Lontani dalla tentazione di cadere nella facile demagogia di attaccare una delle due categorie più odiate dai cittadini (indagine Codacons 2008: al primo posto i benzinai … non petrolieri e banchieri, neanche messi tra le opzioni di scelta, ma benzinai e tassisti!), dovremo intanto guardare a questa situazione reale.
Alla luce di tutto ciò, possiamo commentare la parte prescrittiva della mozione.
Al punto 1) essa prevede l'allineamento delle licenze “S” a quelle ordinarie. Non badando in alcun modo alla situazione reale dei lavoratori, la proposta avvantaggia quella parte dei lavoratori che si trovano nelle condizioni più fortunate (in quanto detentori di una licenza conseguita tramite concorso e, per circa il 90% dei casi, già conduttori in impresa familiare titolare di licenza taxi).
Al punto 2) si richiede un qualcosa che dal punto di vista tecnico è insussistente.
Al punto 3), si richiede un osservatorio di monitoraggio del servizio, ossia un qualcosa di già previsto dalla legge Bersani (la commissione consultiva), ma con la variante di tenere escluse dall'organo, le società dei taxi. Evidentemente si ritiene la presenza minoritaria delle rappresentanze dei tassisti in questa commissione, così “pericolosa” da ritenere necessario togliergli ogni diritto di parola. Mi permetto di suggerire, vista la forza di questo impeto separatista in relazione a chi deve essere controllato e chi deve controllare, di fare un medesima proposta in Consiglio comunale, affinchè il Parlamento intervenga in merito alle funzioni di controllo che la Banca d'Italia deve esercitare sul sistema bancario, visto che essa è partecipata per circa il 95% da banche private e di cui dunque il suo Governatore ne è univoca espressione!
Comunque, in merito alla trasparenza del servizio, mi si consenta di ricordare la più volte manifestata intenzione da parte delle rappresentanze di categoria, di procedere verso una maggior trasparenza del servizio. A questo proposito, dunque, potreste sollecitare l'Assessorato allo sviluppo economico a dare effettiva esecutività alla delibera del Consiglio comunale del febbraio scorso per la trasparenza dei servizi di trasporto persone, ed a cui l'ultima proposta di delibera Nardella sul settore taxi fa meritoriamente riferimento.
La mozione, ripete poi, in merito alla trasparenza tariffaria, quanto già previsto appunto dalla delibera del febbraio scorso, ma procede verso un odioso accanimento sul fronte dell'inasprimento delle sanzioni. Questo inasprimento appare frutto di un approccio stereotipato, preconcetto, ideologico al settore, soprattutto se considerato che in merito al trasporto pubblico persone esiste un'emergenza truffe, che però riguarda il noleggio con conducente, che nella maggioranza dei casi sviluppa la propria operatività violando i presupposti di legge (divieto di posteggio su piazza, obbligo di rientro in rimessa, inizio del servizio dal comune autorizzatorio) e giocando di sponda con altre realtà economiche che abusando dell'affidamento del turista, estorcono cifre da capogiro (su cui però l'establishment culturale-politico-mediatico continua a tacere ed anzi a favorire su tutto il territorio nazionale). Qui sì che sarebbe opportuno richiedere l'inasprimento delle sanzioni!
Il punto 4) prevede: “aumento graduale, nei prossimi 5 anni, di un 10% delle licenze da destinare a veicoli a tasso di inquinamento ridotto.” Non mi è chiaro – soprattutto alla luce dell'inciso riportato successivamente tra parentesi – se intendiate aumentare la flotta con veicoli a basso tasso d'inquinamento (portandola dunque a circa 720 taxi), oppure favorire il processo di conversione di un 10% delle 654 licenze operative. Scommetterei sulla prima opzione … Se così, la previsione di un maggior fabbisogno di mezzi, è quanto mai ottimistica alla luce della debolezza dell'economia nazionale, europea e globale e delle prospettive che la instabilità dell'euro a la criticità della situazione finanziaria internazionale lasciano presagire. Nel secondo caso, invece, si tratta di un processo già in atto nel settore, sia per la necessità dell'abbassamento dei costi di gestione, sia per una maturata sensibilità “ecologista” (crescono in modo prepotente gli acquisti di Toyota Prius, e vetture a metano).
Al punto 5) si parla di “campagna di sostegno” (formula che non concretizzo chiaramente) per la conversione delle vetture in mezzi a basso impatto ambientale. Idem come sopra, ma se il processo viene aiutato concretamente dal pubblico, ben venga questa iniziativa.
Il punto 6) è opportuno riportarlo integralmente: “intraprendere un’iniziativa presso il Governo ed il Parlamento per modificare la legge n. 21 del 15.1.1992 in modo da eliminare le forti sperequazioni esistenti nelle varie città italiane sul valore effettivo delle licenze e sulle relative modalità di trasferimento” che è quanto di più funzionale possa esserci per mettere il settore in mano a quel ristretto oligopolio che il testo originario del decreto Bersani mirava a fare, ripetendo la “gloriosa” operazione compiuta già col commercio, col primo decreto Bersani. Mi permetto di definire velleitaria questa proposta, in quanto sarebbe un po' come proporre di eliminare le forti sperequazioni esistenti nelle varie città italiane tra gli esercizi economici o tra gli immobili.
Il punto 7) mira a creare il comprensorio, ripetendo dunque l'errore fatto in altre parti del mondo, dove con l'ampliamento delle zone di operatività tutti i taxi tendono naturalmente a collocarsi nel punto di maggior attrazione (il centro cittadino) finendosi così col raggiungere il risultato diametralmente opposto a quello auspicato, ossia privare di taxi le zone più lontane dal centro cittadino. Magie del liberismo … Un'operazione di questo tipo, affinchè non raggiunga risultati diametralmente opposti a quelli sperati,n potrebbe essere studiata solo in caso di una rigida regolamentazione.
A questo proposito è utile aprire una parentesi in merito alla genesi ed all'evoluzione storica del d. lgs. 114/98 più conosciuto come primo decreto Bersani sul commercio, che, proprio come avverrà con il punto 7) della vostra mozione, ha portato a concretizzare fini diametralmente opposti a quelli che vi riproponete.
Si arrivò a quel decreto dopo anni di martellamento del piccolo commercio (gli anni '80 rappresentarono la messa alle corde del mondo operaio; gli anni '90 la disintegrazione del piccolo commercio; con i primi anni del nuovo millennio si punta a colpire le professioni; il processo dunque colpisce progressivamente tutto il mondo del lavoro, favorendo sempre più i processi di sfruttamento a basso costo del mondo del lavoro e di concentrazione oligopolistica da parte di multinazionali, catene commerciali, studi professionali transnazionali: tutti ben partecipati dal settore finanziario). Con l'introduzione già nel 1992 da parte del Governo Amato della minimum tax si creò il presupposto per l'impoverimento ed il conseguente indebolimento dell'intero settore della piccola distribuzione, già in difficoltà per il periodo di recessione economica che riguardò il quinquennio '87-'92. Il decreto Bersani, dunque, non trovò grosse resistenze da parte dei commercianti, i quali erano stati indeboliti sia sul fronte economico che su quello morale (erano sistematicamente bollati come evasori). Il decreto Bersani poggiando sull'istanza demagogica di puntare a far sì che “l'anziana signora potesse avere sotto casa ogni genere di negozio” invece di esser costretta a lunghi spostamenti, e dunque mirante ad una più capillare distribuzione dei prodotti sul territorio, promosse l'eliminazione dell'obbligo del rispetto delle distanze tra attività del medesimo genere merceologico. Grazie all'eliminazione di tale vincolo, le grosse catene commerciali poterono cominciare ad aprire in prossimità di quelli che oggi con formula esotica, vengono chiamati centri commerciali naturali. Grazie alle enormi disponibilità finanziarie di queste catene, nonché alle linee di credito ultra-merito a queste concesse, queste ammazzarono la concorrenza fino ad arrivare a detenere oggi il 70% della distribuzione commerciale. Conseguentemente, ne derivò la moria delle piccole attività commerciali, ed il fine che il Bersani si proponeva – ossia favorire una più capillare distribuzione commerciale sul territorio – fu diametralmente quello opposto. Se dieci anni fa avevi tre negozi di sport in prossimità della tua abitazione, oggi ne hai uno a qualche chilometro di distanza, ben detenuto da qualche catena commerciale che non ha il problema dell'evasione, perchè nel frattempo i sistemi fiscali sono stati aggiornati, trasformando in legale ciò che prima era evasione, oppure consentendo quelle tecniche di transfer pricing che sono precluse ai piccoli, e che di fatto consentono di non pagare le tasse. Non dimenticando che la loro produttività è stata nel frattempo avvantaggiata della liberalizzazione del mercato del lavoro, che gli consente di avere dei costi fissi per il personale, ben più bassi rispetto a prima.
Magie del liberismo appunto.
Il punto 8) prevede di modificare l’attuale regolamento di rilascio delle licenze che, prevedendo un bonus per i “collaboratori familiari” crea di fatto dei privilegi per alcuni e una palese ingiustizia nei confronti di tutti gli altri cittadini che vogliono partecipare alla gara di assegnazione delle licenze, ma non tiene presente che si tratta di una previsione regionale e che non mira a dare vantaggio ai familiari, ma a chi ha già esercitato l'attività, così come in ogni altro settore economico, per semplice rigor di logica. L'art. 10, co. 3 della d.c.r. 131/95 recita:
“L'avere esercitato servizio di taxi in qualità di collaboratore familiare e/o sostituto alla guida del titolare della licenza per un periodo di tempo complessivo di almeno sei mesi, ovvero essere stato dipendente di una impresa di noleggio con conducente per il medesimo periodo, costituisce titolo preferenziale ai fini del rilascio della licenza per l'esercizio del servizio di taxi o dell'autorizzazione per l'esercizio del servizio di noleggio da rimessa.”
Il punto 8) è condivisibile poiché parla di rapporti di monitoraggio sul servizio taxi.
Alla luce di tutto ciò, la mozione ha una evidente ispirazione ideologica: orwelliana nei presupposti che la ispirano, completamente incurante della normativa di settore, incompetente dal punto di vista economico. Essa non tiene conto della situazione reale del settore e non tocca in alcun modo i punti veramente utili a migliorare il già ottimo servizio taxi fiorentino (a detta dei fruitori abituali del servizio): la viabilità, considerata tra le peggiori a livello nazionale ed internazionale; il proliferare esternamente al settore taxi, di forme di trasporto truffaldine che si riverberano negativamente sul servizio pubblico.
Ringraziando per l'attenzione, porgo auguri di buon lavoro e resto a disposizione per un eventuale confronto o semplici chiarimenti.
Claudio Giudici
Presidente Uritaxi Toscana